L’epidemia sta disunendo il paese e le sue persone

Nel mezzo ci siamo noi imprese, costrette a lavorare ancora di più per garantire la nostra sopravvivenza


In primavera, durante la prima ondata della pandemia, noi italiani abbiamo scoperto di saper essere “seri” (e questo è stato ricordato di recente pure al premier inglese Boris Johnson) e “uniti” più di quanto credessimo.

Oggi, dopo un’estate in cui abbiamo dissipato con troppa imprevidenza la tregua appena raggiunta, la seconda ondata ci rende consapevoli che il virus tende a dividerci. E che potremmo pagarne tutti un prezzo molto alto.

Il Covid, infatti, rischia di spaccarci tra fasce d’età più o meno esposte ai rischi più gravi, tra categorie sociali più o meno colpite dalle conseguenze economiche, tra le stesse istituzioni chiamate a compiere scelte – talvolta impopolari – per ridurre il contagio e garantire la doverosa assistenza a chi ne ha bisogno. Badate che l’epidemia sta disunendo concretamente il Paese in un gioco cannibalistico tra generazioni (con i vecchi nel ruolo di vittime quasi “sacrificabili”), in uno scontro tra chi è più garantito (per esempio gli statali) e chi lo è meno (come i lavoratori autonomi), in una continua prova di forza tra lo Stato centrale, e dunque il governo, e le diverse espressioni territoriali, dalle Regioni ai municipi.

Nel mezzo ci siamo noi imprese, costrette a lavorare ancora di più per garantire la nostra sopravvivenza e per continuare a garantire lo stipendio ai nostri collaboratori, spesso anticipando la cassa integrazione a causa dei ritardi dello Stato

Una spirale perversa che rischia di minare la tenuta sociale e mettere in torsione addirittura il sistema di pesi e contrappesi previsto dalla Costituzione. Il pluralismo e l’articolazione delle istituzioni della nostra Repubblica sono e devono essere moltiplicatori di energie positive, ma questo viene meno se, nell’emergenza, ci si divide. Come sta capitando.

Escludendo l’abbicì del buonsenso, evidentemente da troppi non interiorizzato, tra quello che ciascuno di noi può e deve fare per la comunità ci sono le norme, le ordinanze, le regole dettate e applicate dalle istituzioni. Insomma, dobbiamo adottare i “comportamenti di prudenza”. Mascherine, igiene, distanziamento, tutto ciò non per imposizione, ma per responsabilità verso gli altri e verso se stessi.